Come il chicco di grano…I giovani della diocesi nel silenzio degli esercizi spirituali

Il Signore rende nuove tutte le cose. Questa è una Sua peculiarità, in nessun altro così perfetta, e mi fa innamorare. Durante gli Esercizi Spirituali di Avvento, che si sono tenuti a Marola dal 7 al 9 dicembre, ancora una volta la preghiera mi ha permesso di scoprire il valore della novità del Vangelo. In quelle giornate di sole e luce limpida, ho avuto la sensazione che Dio abbia amato in modo particolare due delle grandi forze dell’Universo, creandole: il silenzio e il vento. Ho intuito come il Signore faccia risplendere in essi l’infinito spettro delle possibilità che Egli sa inventarsi per glorificare il Suo nome, cioè farci intuire il suo “peso”, la sua misura. A Marola, la nostra attesa di Gesù, che viene ogni giorno per farsi presente, si è arricchita di un silenzio pervaso di Parola; è stata benedetta da un vento forte che ha fatto sbattere gli scuri delle finestre e, insieme, ci ha accarezzato, concedendoci di avvertire la potenza delicata di Dio, che vuole esserci ma non imporsi. Contemplando questo mistero, io e altri 89 giovani della nostra Diocesi abbiamo preso consapevolezza di essere fili d’erba davanti alla grandezza del Signore: invece di sentirci sminuiti, abbiamo assaggiato la dolcezza dell’essere piccoli e per questo facili da abbracciare.
Non dimenticheremo il sollievo di aprire gli occhi, finalmente, e riconoscere i segni che il Padre ha disseminato nella nostra esistenza: essi parlano, senza fraintendimenti, del suo eterno amore per noi.Durante il sabato, il giorno dell’attesa feconda per eccellenza, ci è stata raccontata la storia di una donna che, non potendo ormai nascondere che Gesù dà la vita ed è il più grande tesoro, ha rotto un vaso molto prezioso e ha unto i Suoi piedi con tutto ciò che aveva: profumo e capelli. Spirito e corpo. Così si è guadagnata per sempre il nome di amica. Quella casa, a Betania, in cui l’odore del nardo si è subito diffuso, è diventata il regno dell’amicizia, a consacrare in modo definitivo la bellezza della presenza di Dio tra gli
uomini.Grazie all’intervento del vescovo Massimo, abbiamo scoperto che questa relazione intima e profonda col Padre è la vocazione di tutti gli uomini e ora questo cerchiamo per il nostro futuro. A tal proposito, ognuno di noi ha avuto modo di riconsiderare il proprio impegno con la vita e di iniziare a chiedersi come renderla una festa nuziale che inebri di
gioia e speranza tutti gli invitati alla Mensa. In fondo, perché amiamo la vita? Perché siamo stati amati e perché beati sono quelli che amano senza riserve, che dicono “sì” e promettono “per sempre”. L’orizzonte di senso della nostra quotidianità si dilata perché ogni giorno, non solo a Natale, abbiamo un Dio che si incarna nelle nostre esistenze, anche là dove nemmeno noi vorremmo stare. Gesù si rende Uomo e Parola per dimostrarci che l’amore si fa, concretamente, con mani radicate nella volontà di fare il bene; con sangue e sudore, alle volte. L’amore, infatti, si compie come si compie il chicco di grano: si spezza, si dà, si moltiplica.
Ringrazio chi, durante questi Esercizi, con pazienza e passione, si è prestato al Signore e ha amplificato la Sua voce perché arrivasse fino a noi, chiamandoci forte. Con gratitudine mettiamo nelle mani del Signore i frutti del nostro silenzio e
la speranza feconda di chi ha avuto il coraggio di chiedere a così tanti giovani di imparare ad abitarlo, per poter abitare poi più umanamente la vita e rendere il mondo sempre nuovo, insieme a Gesù.

 

Cecilia Iotti