Chi siamo

Gesù è rimasto 30 anni a Nazareth. Qualcuno dice “a fare niente” in attesa di fare il Messia sul finale.

È la malattia del nostro tempo cercare in modo ossessivo qualcosa di straordinario, di esotico, come se fosse l’eccezione a rendere saporito un quotidiano che invece spaventa per la sua ordinarietà, ripetitività, banalità. Eppure il quotidiano è il nostro presente reale da vivere. È la vita vera.

Gesù ha dunque salvato il mondo proprio abitando l’ordinario di Nazareth, in una vita così semplice e umana da non esserci “nulla da raccontare”. Ha vissuto “da Dio”, ciò che ognuno di noi fugge: affetti, preghiera, domande di senso, lavoro e fatica, malattie e sofferenze, amicizie, scelte su situazioni sociali e politiche, oppure il dolore per la perdita di qualcuno. Ha amato, si è arrabbiato, ha pianto, ha sudato, ha mangiato, ha sistemato casa, si è vestito, ha cantato e sorriso, ha abitato la dimensione del tempo e dello spazio, sentendone i limiti e le risorse, ha fatto festa e ha fatto il lutto.

Nella casa di Nazareth Miriam, Joseph e Jeshua, giorno dopo giorno, danno carne alla Parola di Dio attraverso i gesti quotidiani e una vita vissuta alla luce del sole, davanti a Dio e agli uomini (Lc 2,52).

La fede solida e semplice dei due genitori nutre di immagini e gesti la spiritualità di Jeshua che impara la paternità di Dio, e il suo essere Figlio, anche attraverso suo padre e sua madre.

Le immagini (si pensi alle innumerevoli parabole o agli esempi presi dalla cronaca quotidiana) e i gesti (la lavanda dei piedi, lo spezzare il pane, il rendere grazie, il mangiare a tavola frequentemente con amici e ospiti…) di cui la predicazione adulta di Jeshua è ricca, vengono tutte da quella casa, da quegli anni vissuti insieme, dalla bottega di Joseph, dai vicoli del villaggio di Galilea.

Nazareth racchiude il mistero di un quotidiano in cui Dio illumina e si fa visibile nelle pieghe dell’ordinarietà. Per far diventare straordinario l’ordinario. È il saper stare al mondo autenticamente divino, e dunque autenticamente umano, declinato in ogni dettaglio della vita. È qui che vogliamo tornare ad abitare tutti! Nazareth è la vita della Chiesa, la vita del discepolo. È dove ci aspetta il Risorto nella sua vita possibile condivisa con noi (Mc 16,7). È la casa della Sapienza (Pr 8-9) nella quale dovremmo far entrare i nostri figli e i nostri giovani, corroborando tutta la nostra azione educativa. Non dobbiamo “fare dei cristiani”, o “riempire le nostre parrocchie”.

Ma potremmo lasciarci prendere dall’entusiasmante e seria urgenza di fare incontrare la Grazia attraverso l’umanità di Gesù, perché scoprano la Buona Notizia dell’essere figli amati, vivendo di conseguenza e godendosi così la vita pienamente, quali uomini e donne adulti radicati nella realtà.

La Chiesa di Reggio ha iniziato un cammino nuovo di pastorale di comunione, con l’intento di riorientare e contaminare reciprocamente le varie proposte dei singoli uffici, mettendo al centro i destinatari e le comunità.

Così entriamo tutti nella Bottega di Nazareth, dove si costruisce l’umano e dove idealmente sono raccolti, per lasciarsi ispirare da questo mistero affascinante, tutti i progetti educativi diocesani che riguardano la fascia 0-30 anni. In particolare di Pastorale Giovanile, Catechesi e Vocazioni, ma anche Pastorale Scolastica e Universitaria, Caritas, Missioni e Pastorale Sociale.

 

 

don Carlo Pagliari